Studiare spagnolo conviene: la lingua in ascesa che apre porte nel mondo del lavoro e non solo
- Emy 58
- 12 giu
- Tempo di lettura: 5 min
Italiani all’estero: perché studiare lo spagnolo è fondamentale per integrarsi e lavorare meglio

Sempre più connazionali si trasferiscono in Spagna e, in particolare, alle Canarie, alla ricerca di nuove opportunità lavorative e di vita. Tuttavia, molti trascurano un aspetto fondamentale per integrarsi davvero: la conoscenza linguistica. Comprendere e saper usare le lingue giuste non è più un lusso, ma una necessità concreta. In questo contesto, oltre all'inglese — lingua regina e indiscussa nella comunicazione globale — lo spagnolo rappresenta oggi una risorsa strategica imprescindibile. Unirlo all’inglese nel proprio bagaglio culturale significa moltiplicare le possibilità di inserimento sociale e professionale, evitando di restare ai margini.
Inoltre, la padronanza di entrambe le lingue può rappresentare un vantaggio competitivo concreto anche nel lavoro che già si svolge, ampliando il raggio d’azione, facilitando l’interazione con clienti e colleghi internazionali e rendendo più accessibili ruoli di maggiore responsabilità.

🥉 Lo spagnolo conquista il podio
Lo spagnolo è oggi la terza lingua più studiata al mondo: medaglia di bronzo sul podio globale. Secondo l’Istituto Cervantes, oltre ai 600 milioni di parlanti, sono circa 24 milioni le persone che lo stanno imparando attivamente — più del triplo della popolazione catalana. La diffusione della lingua è sostenuta non solo dal numero di paesi in cui è parlata, ma anche dalla sua trasmissione generazionale stabile e dalla crescente rilevanza culturale e mediatica.

🥇 L'inglese resta indispensabile
Senza sorpresa, è l’inglese a detenere l’oro. La lingua di Shakespeare è parlata da quasi 2 miliardi di persone secondo il British Council, anche se stime più prudenti la collocano attorno a 1,5 miliardi. Nella maggior parte dei casi, però, non si tratta della lingua madre. Se si considerassero soltanto i madrelingua, il numero si ridurrebbe a circa 380 milioni. In passato, le lingue si diffondevano in base alla necessità. Oggi, è la comunicazione globale a spingere verso l’apprendimento delle lingue più internazionali.

Il francese in difficoltà
Al secondo posto troviamo il francese, con circa 132 milioni di studenti secondo le stime più ottimistiche. Lingua ricca e affascinante, il francese sta tuttavia conoscendo un lento declino. Nonostante mantenga una forte attrattiva culturale, perde terreno rispetto allo spagnolo, che può contare su una solida trasmissione generazionale. In alcuni Paesi, come l’Algeria, il governo ha già deciso di rimpiazzarlo con l’inglese, dato che non viene più tramandato alle nuove generazioni.
Il tedesco rallenta
Il tedesco si piazza al quarto posto, con circa 15 milioni di studenti — un calo significativo rispetto ai 20 milioni registrati a inizio secolo. L’interesse per la lingua tedesca, quindi, è in netta discesa, riflesso anche della sua minore presenza nel panorama culturale e tecnologico internazionale.

Il cinese: potenza interna, ma poco esportabile
Il cinese mandarino, potenziale candidato al podio, resta invece al quinto posto. Nonostante la sua diffusione interna, non è considerato una lingua internazionale. È importante sottolineare che il cinese non è una lingua unica, ma una famiglia di sette lingue principali (mandarino, cantonese, wu, xiang, min, gan e hakka), i cui parlanti spesso non si comprendono oralmente. Tuttavia, la scrittura ideografica, che rappresenta concetti e non suoni, permette loro di capirsi per iscritto. Una dinamica difficile da comprendere in Occidente, dove le lingue si basano sulla rappresentazione fonetica.
L’arabo: tra dialetti e bilinguismo obbligato
L’arabo, sesto per numero di studenti, soffre due gravi debolezze: la crescente frammentazione in dialetti e la scomparsa del monolinguismo. Non esistono più parlanti colti che conoscano solo l’arabo, poiché la formazione scientifica e tecnica avviene attraverso altre lingue. Questa situazione ne limita la diffusione come lingua di cultura universale.
🌍 Lingue di prestigio in difficoltà
Seguono poi lingue di grande rilevanza ma con scarsa attrattiva tra gli studenti: il russo e l’italiano stanno perdendo terreno, mentre il portoghese — prima lingua dell’emisfero sud per numero di parlanti — fatica a diffondersi nella metà settentrionale del pianeta.
Hindi: esclusa nonostante i numeri
Tra le grandi escluse spicca l’hindi, seconda lingua asiatica per numero di parlanti. La sua esclusione si spiega con due fattori: l’abbandono del monolinguismo e la crescente disgregazione linguistica. La quasi totalità dei parlanti hindi è ambilingue e necessita dell’inglese per comunicare, non solo nel mondo accademico, ma anche nella vita quotidiana, data la coesistenza di oltre 200 lingue sul territorio indiano. In più, l’hindi si sta frammentando a tal punto che in alcuni casi gli stessi parlanti faticano a comprendersi.
🔑 Una realtà globale che parla poche lingue
Nel dibattito sulle circa 6.000 lingue esistenti nel mondo, è bene ricordare che solo una manciata di esse è davvero utile per la comunicazione globale. La tendenza attuale, dettata dalla necessità di interagire in un mondo sempre più interconnesso, favorisce quelle lingue capaci di varcare confini geografici e culturali, utilizzate nei media, nella diplomazia, nel commercio e nella scienza. E, tra queste, c'è sicuramente lo spagnolo: una lingua in espansione, parlata in quattro continenti, con una vitalità demografica elevata e una forte presenza nelle reti digitali e nei contenuti culturali.

🧭 La combinazione vincente
Le considerazioni esposte si basano su dati aggiornati e analisi provenienti da fonti riconosciute a livello internazionale, come l’Istituto Cervantes, il British Council e diversi studi linguistici e sociolinguistici. Le tendenze demografiche, culturali e tecnologiche confermano l’evoluzione del panorama linguistico globale e rafforzano la validità delle conclusioni raggiunte.
Alla luce di questi dati e tendenze, si può concludere che oggi la combinazione linguistica più strategica è rappresentata dallo studio dell’inglese e dello spagnolo, con l’aggiunta opzionale del francese come risorsa culturale e geopolitica. Sono lingue versatili, diffuse e in grado di offrire ampie opportunità sia nel contesto accademico che professionale.
Lingue complesse come il cinese e l’arabo mantengono una loro rilevanza, ma risultano più indicate per chi ha motivazioni concrete e specifiche — come un trasferimento in aree in cui sono parlate o esigenze lavorative legate a quelle regioni.
In un mondo che privilegia la rapidità nella comunicazione e l’accesso globale, puntare su idiomi realmente utili e trasversali è una scelta non solo logica, ma necessaria.
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